Golf in Italia: numeri e statistiche

Il golf in Italia è da sempre considerato uno sport d’élite, legato all’immagine di club esclusivi, campi curati nei minimi dettagli e una cultura sportiva lontana dal grande pubblico. Tuttavia, negli ultimi anni il panorama …

Il golf in Italia è da sempre considerato uno sport d’élite, legato all’immagine di club esclusivi, campi curati nei minimi dettagli e una cultura sportiva lontana dal grande pubblico. Tuttavia, negli ultimi anni il panorama italiano sta lentamente cambiando. Complici eventi di rilievo internazionale, come l’assegnazione della Ryder Cup 2023 a Roma, e politiche di promozione sportiva più mirate, il golf italiano sta vivendo una fase di rinnovato interesse.

Nonostante non possa ancora competere con le cifre da capogiro del calcio o con la crescente popolarità del padel, il golf ha visto segnali incoraggianti sotto il profilo del numero di tesserati, dell’aumento dei circoli aperti anche ai non soci e della crescente attenzione mediatica, un tempo praticamente assente.

I numeri dei tesserati: chi gioca davvero a golf in Italia?

Secondo i dati ufficiali della Federazione Italiana Golf (FIG), i tesserati nel 2023 sono stati 91.121, un numero in lieve crescita rispetto agli 89.972 del 2022. Il trend degli ultimi dieci anni mostra però una curva a U: dopo un picco intorno al 2010, con oltre 100.000 tesserati, c’è stato un calo costante fino al minimo del 2020, complice anche la pandemia, con poco più di 85.000 giocatori.

Questa leggera ripresa è significativa perché avviene in un contesto generale di difficoltà per gli sport meno mediatici, e suggerisce che le politiche della FIG e la visibilità ottenuta grazie alla Ryder Cup stanno iniziando a dare frutti. Va inoltre sottolineato che il 30% dei tesserati ha meno di 35 anni, un dato in contrasto con la percezione comune del golf come sport per pensionati.

Tuttavia, rispetto ad altri Paesi europei, i numeri restano bassi: nel Regno Unito si contano oltre 2,5 milioni di giocatori attivi, in Germania circa 650.000, in Francia oltre 410.000. L’Italia, nonostante i suoi 250 campi da golf, deve ancora costruire una cultura sportiva più ampia attorno a questo sport.

La diffusione geografica dei circoli

La distribuzione dei campi da golf in Italia evidenzia forti disomogeneità regionali. Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna rappresentano insieme oltre il 60% del totale dei circoli attivi. In particolare, la Lombardia è la regione con il maggior numero di impianti (oltre 70), seguita da Piemonte (circa 50) e Veneto (oltre 30).

Il Sud Italia e le isole, invece, restano indietro. La Sicilia conta solo 5 campi regolamentari, la Calabria 2, la Basilicata nessuno. Questo squilibrio riflette non solo una disparità economica, ma anche culturale: nelle regioni meridionali il golf è ancora visto come sport estraneo alle abitudini locali, e mancano le infrastrutture di base per favorirne l’accesso.

Un dato interessante è la crescita dei campi promozionali e delle “pitch and putt”, strutture ridotte (9 buche, o distanze più brevi) pensate per facilitare l’avvicinamento al golf. Queste strutture hanno un ruolo fondamentale nel rendere lo sport più accessibile, specie nelle aree dove mancano grandi circoli.

L’impatto della Ryder Cup 2023

L’organizzazione della Ryder Cup 2023 presso il Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio, alle porte di Roma, è stato un momento storico per il golf italiano. L’Italia è diventata il terzo Paese europeo ad ospitare questo prestigioso evento, dopo Inghilterra e Spagna. L’impatto mediatico è stato notevole: l’evento è stato trasmesso in diretta in oltre 180 Paesi, con un’audience televisiva globale stimata di oltre 600 milioni di spettatori cumulati.

Dal punto di vista infrastrutturale, l’evento ha portato investimenti pubblici e privati significativi, migliorando non solo il campo stesso, ma anche le vie d’accesso e la ricettività turistica della zona. Il ritorno economico stimato è stato superiore ai 500 milioni di euro, considerando l’indotto tra turismo, ospitalità, trasporti e visibilità.

In termini di performance sportiva, l’Italia non è riuscita a schierare un giocatore nel team europeo, ma la visibilità ha comunque avuto un impatto positivo. Numerose scuole golfistiche hanno registrato un aumento di iscrizioni nei mesi successivi. A livello di contenuto storico, eventi come le vittorie con più margine nella Ryder Cup offrono anche un interessante approfondimento sul contesto competitivo in cui si inserisce l’Italia nel panorama internazionale.

Golf femminile e giovanile: segnali positivi

Uno dei segnali più incoraggianti riguarda il golf giovanile e femminile. Sebbene i tesserati donne rappresentino ancora solo il 20% del totale, negli ultimi anni il settore femminile è quello che ha registrato la crescita più rapida. La Federazione ha avviato programmi specifici come “Golf è Donna” per incentivare la pratica tra le bambine e le adolescenti, promuovendo open day e corsi agevolati in molti circoli italiani.

Ancora più significativa è la crescita del golf giovanile, dove si stanno formando nuove generazioni di giocatori competitivi. Il caso di Andrea Romano, classe 2004, tra i migliori dilettanti d’Europa, testimonia l’impatto dei centri federali e delle borse di studio per il golf negli Stati Uniti, oggi uno sbocco sempre più ricercato da molti giovani italiani.

Le scuole golfistiche collegate a istituti scolastici (i cosiddetti “poli integrati”) stanno crescendo lentamente, ma con prospettive interessanti, specie nelle regioni del Nord Italia. Qui, l’integrazione tra scuola e sport rappresenta una chiave di volta per abbattere i costi iniziali e ampliare la base dei praticanti.

Le performance italiane nel ranking mondiale

Sul fronte professionistico, l’Italia vanta alcuni nomi noti a livello internazionale, ma la presenza di giocatori italiani nel top ranking mondiale rimane ancora limitata. Francesco Molinari, vincitore del British Open nel 2018, ha rappresentato per molti anni il volto internazionale del golf italiano, raggiungendo il 5° posto nel World Golf Ranking.

Negli ultimi tempi, però, Molinari ha perso terreno nel ranking a causa di infortuni e cali di forma. Altri giocatori come Guido Migliozzi, Renato Paratore e Andrea Pavan si sono affacciati sul circuito europeo e mondiale, ma senza continuità. Migliozzi, classe 1997, rappresenta probabilmente il talento più promettente della nuova generazione.

Nel circuito femminile, l’Italia ha espresso atlete come Giulia Molinaro e Lucrezia Colombotto Rosso, attualmente attive nel circuito LPGA e LET, ma anche qui la distanza con i Paesi dominanti (USA, Corea del Sud, Giappone) è ancora ampia.

Il profilo del golfista italiano: chi pratica questo sport?

Secondo un’indagine condotta dalla FIG nel 2023, il profilo medio del golfista italiano è quello di un uomo tra i 45 e i 65 anni, con livello di istruzione medio-alto e reddito superiore alla media nazionale. Tuttavia, il segmento “giovani adulti” (25-40 anni) sta crescendo, spinto anche dalla maggiore attenzione al benessere psicofisico e all’attività sportiva outdoor.

Un altro elemento interessante riguarda le motivazioni. Per il 60% dei praticanti, il golf è prima di tutto uno sport “sociale”, che permette di vivere l’attività fisica come occasione di relazione. Solo il 15% degli intervistati si dichiara “agonista” o comunque interessato a competizioni ufficiali. La maggioranza dei golfisti italiani considera questo sport una forma di svago o rilassamento, un dato in linea con i trend di altri Paesi occidentali.

Anche le abitudini di spesa sono indicative: il 70% dei praticanti spende meno di 1.000 euro l’anno per il golf (tra attrezzatura, green fee e lezioni), grazie anche alla presenza crescente di campi pubblici o accessibili con formule pay-per-play.

Accessibilità ed economia del golf

Uno degli ostacoli principali alla diffusione del golf in Italia rimane il costo percepito. Tradizionalmente, l’iscrizione a un circolo poteva superare i 3.000 euro l’anno, una cifra che escludeva ampie fasce di popolazione. Tuttavia, negli ultimi anni, molti club hanno introdotto formule più flessibili: abbonamenti stagionali, green fee giornalieri, sconti per under 30 e pacchetti family.

Anche le attrezzature, un tempo molto costose, oggi sono più accessibili grazie al mercato dell’usato e a nuovi marchi a basso costo. Alcuni campi pubblici, come quelli gestiti da enti locali o associazioni sportive dilettantistiche, permettono di praticare golf con meno di 10 euro a sessione.

Il golf rimane comunque uno sport meno popolare rispetto ad altri anche perché richiede tempo e spazio: una partita può durare fino a 4-5 ore, e i campi sono spesso lontani dai centri urbani. Tuttavia, la nascita di driving range e simulatori urbani sta contribuendo a ridurre queste barriere logistiche, specie nelle grandi città.

Golf e turismo: un binomio da potenziare

Il golf rappresenta anche un’opportunità rilevante per il turismo sportivo in Italia, ma è ancora poco valorizzata. Il nostro Paese possiede campi spettacolari in contesti paesaggistici unici, come la Sardegna, la Toscana, il Lago di Garda o le colline del Monferrato. Eppure, l’Italia attira solo una piccola parte dei circa 6 milioni di turisti golfisti che ogni anno si spostano in Europa.

Secondo dati ENIT, solo il 3% dei turisti stranieri che visitano l’Italia pratica golf durante il soggiorno. Questo dipende in parte dalla carenza di pacchetti turistici integrati, in parte da una promozione ancora debole all’estero.

Progetti come “Italy Golf & More”, realizzati in collaborazione tra FIG, Regioni e operatori turistici, stanno cercando di migliorare l’offerta, integrando campi da golf, enogastronomia e itinerari culturali. Ma il potenziale è ancora ampiamente inespresso, anche in termini di destagionalizzazione dei flussi turistici.

Fonti dati

  • Federazione Italiana Golf (FIG)
  • European Golf Association
  • ENIT – Ente Nazionale Italiano per il Turismo